Friday, November 30, 2007

Ingegneri e pianificatori #2

Seconda parte di questo articolo pubblicato dal Mises, estratto da The Counter-Revolution of Science, pp. 94–102.

Link alle altre parti: prima, terza.
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Di



Il mercante

Prima di procedere a considerare l'importanza di questa concezione di un'organizzazione razionale della società, sarà utile completare l'abbozzo della mentalità tipica dell'ingegnere con un abbozzo ancora più breve delle funzioni del mercante o del commerciante. Questo non solo deluciderà ulteriormente la natura del problema dell'utilizzazione della conoscenza dispersa fra molte persone, ma contribuisce inoltre a spiegare l'avversione che non solo l'ingegnere, ma la nostra generazione tutta mostra per ogni attività commerciale e la generale preferenza che è accordata oggi alla “produzione” rispetto ad attività definite, confondendo alquanto, come “distribuzione.”

Rispetto al lavoro dell'ingegnere, quello del commerciante è, in un senso, molto più “sociale,” cioè intrecciato con le libere attività delle persone. Egli rende possibile un passo in avanti verso la soddisfazione ora di un fine, ora di un altro, e difficilmente si preoccuperà mai dell'intero processo che serve un'esigenza finale. Ciò che lo interessa non è il raggiungimento di un particolare risultato finale dell'intero processo a cui partecipa, ma il migliore uso dei particolari mezzi di sua conoscenza.

La sua speciale conoscenza è quasi interamente la conoscenza delle circostanze particolari di tempo o luogo o, forse, una tecnica di accertamento di quelle circostanze in un dato campo. Ma benchè questa conoscenza non sia di un genere che può essere formulato nelle proposte generiche o acquistato una volta per tutte, e comunque, in un'era scientifica, è per quel motivo considerata come conoscenza di un genere inferiore, è per ogni scopo pratico meno importante della conoscenza scientifica.

E mentre è forse immaginabile che ogni conoscenza teorica potrebbe essere raccolta nelle teste di pochi esperti ed essere così messa a disposizione di una singola autorità centrale, è questa conoscenza del particolare, delle circostanze momentanee del momento e delle condizioni locali, che non esisterà mai in altro modo che dispersa fra molte persone. La conoscenza di quando un materiale o una macchina particolare possono essere utilizzati più efficacemente, o dove possono essere ottenuti più rapidamente o più economicamente, è abbastanza importante per la soluzione di un'operazione particolare quanto la conoscenza di quale sia il materiale o la macchina migliore per lo scopo. Il genere precedente di conoscenza ha poco a che fare con le proprietà permanenti di categorie di oggetti che l'ingegnere studia, ma è la conoscenza di una particolare situazione umana. Ed è come persona la cui funzione è di tenere conto di questi fatti che il commerciante entrerà costantemente in conflitto con gli ideali dell'ingegnere, con i cui programmi interferisce provocando quindi la sua avversione. [7]

Il problema di assicurare un uso efficiente delle nostre risorse è così in gran parte il problema di come questa conoscenza delle particolari circostanze del momento possa essere utilizzata al meglio; e il compito che impone al progettista di un ordine razionale della società è di trovare un metodo con cui questa conoscenza ampiamente dispersa possa essere raccolta nel modo migliore. Fa una Petitio Principii, come succede di solito, per descrivere questo compito come efficace utilizzo delle risorse “disponibili” per soddisfare i bisogni “esistenti”. Nè le risorse “disponibili” nè i bisogni “esistenti” sono fatti obbiettivi come quelli di cui l'ingegnere si occupa nel suo campo limitato: non possono mai essere direttamente conosciuti in tutti i dettagli rilevanti per un singolo corpo di progettazione. Le risorse ed i bisogni esistono per scopi pratici soltanto attraverso qualcuno che li conosca, e sarà conosciuto infinitamente di più da tutte le persone insieme di quanto può essere noto all'autorità competente. [8]


Il mercato

Una soluzione di successo non può quindi essere basata su di un'autorità che si occupa direttamente di fatti obbiettivi, ma dev'essere basata su un metodo di utilizzazione della conoscenza dispersa fra tutti i membri della società, conoscenza di cui in qualsiasi caso particolare l'autorità centrale non saprà solitamente né chi la possiede né se esista affatto. Non può quindi essere utilizzata coscientemente integrandola in un tutto coerente, ma soltanto attraverso un certo meccanismo che delegherà le particolari decisioni a coloro che la possiedono, e che per quello scopo li rifornirà di informazioni sulla situazione generale così come gli permetterà di fare il miglior uso delle sole circostanze particolari che conoscono.

Questa è precisamente la funzione che i vari “mercati” espletano. Benché ogni loro parte conosca soltanto un piccolo settore di tutte le possibili fonti di rifornimento o degli usi di un prodotto, tuttavia, direttamente o indirettamente, le parti sono così interconnesse che i prezzi registrano i risultati netti rilevanti di tutti i cambiamenti che interessino domanda od offerta. [9] È come uno strumento per la comunicazione a tutti gli interessati ad un particolare prodotto delle relative informazioni, in forma ridotta e condensata, poiché i mercati ed i prezzi devono essere visti se vogliamo capire la loro funzione. Aiutano ad utilizzare la conoscenza di molte persone senza il bisogno in primo luogo di raccoglierla in un singolo corpo e rendono quindi possibile quella combinazione di decentralizzazione delle decisioni e di aggiustamento reciproco di queste decisioni che troviamo in un sistema competitivo.

Nel puntare ad un risultato che deve essere basato, non su un singolo corpo di conoscenza integrata o di ragionamento collegato che il progettista possiede, ma sulla conoscenza separata di molte persone, l'operazione dell'organizzazione sociale differisce fondamentalmente da quella dell'organizzazione di risorse materiali date. Il fatto che nessuna mente può conoscere più di una frazione di ciò che è noto a tutte le menti individuali pone dei limiti a quanto la direzione cosciente può migliorare i risultati di processi sociali inconsci. L'uomo non ha progettato deliberatamente questo processo ed ha cominciato a capirlo soltanto molto tempo dopo che questo si fu sviluppato. Ma che qualcosa che non solo non fa affidamento sul controllo intenzionale per il proprio funzionamento, ma che neppure è stato progettato deliberatamente, potrebbe determinare risultati desiderabili, che non potremmo determinare in altro modo, è una conclusione che lo scienziato naturale sembra trovare difficile da accettare.

È perché le scienze morali tendono a mostrarci queste limitazioni al nostro controllo cosciente, laddove il progresso delle scienze naturali estende costantemente il suo campo, che lo scienziato naturale si trova così frequentemente in rivolta contro l'insegnamento delle scienze morali. L'economia, in particolare, dopo essere stata condannata per aver impiegato metodi diversi da quelli dello scienziato naturale, si trova doppiamente condannata perché sostiene di mostrare i limiti della tecnica con cui gli scienziati naturali estendono continuamente la nostra conquista e padronanza della natura.
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Note


[7] Cfr. su questi problemi il mio saggio "The Use of Knowledge in Society," American Economic Review, XXXV, no. 4 (settembre 1945), ristampato in Individualism and Economic Order, Chicago, 1948, pp. 77-91.

[8] È importante ricordarsi a questo proposito che gli aggregati statistici sui quali spesso si suggerisce che l'autorità centrale potrebbe contare per le sue decisioni, sono sempre arrivati mediante un intenzionale disinteresse delle circostanze particolari di tempo e luogo.

[9] Cfr. a questo proposito la discussione indicativa sul problema in Goldwanderungen di K. F. Mayer,, Jena, 1935, pp. 66-68 ed anche l'articolo “Economia e Conoscenza” del presente autore in Economica, febbraio 1937, ristampato in Individualism and Economic Order, Chicago, 1948, pp. 33-56.

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